
La' dove tutto ebbe inizio
In un piccolo paesino in terra d'Abruzzo, GIULIANO TEATINO in provincia di Chieti, posto fra due vallate alla sommita' di uno sperone argilloso sorge proprio al termine di questo, quasi voglia prendere il volo verso l'azzurro mare adriatico, la casa paterna dove vidi la luce in maniera piuttosto insolita...cosa che raccontero' a parte! Da qui e' iniziata l'avventura straordinaria che, tappa dopo tappa, ci ha condotto a Roma. Vedi la mappa di questi luoghi.
Il paesello natio
Immagini d'altri tempi.... Il bianco e nero!
L'immagine del mio paesino. visto dalla sommita' piu' alta, proprio subito l'antica porta di accesso, all'altezza del municipio, la strada - Via Roma - proseguiva poi scendendo rapidamente, con ben due Chiesette, una a sinistra e l'altra a destra (semidistrutta), l'Ufficio Postale con il telefono pubblico, e terminava proprio in fondo in un largo spiazzo dove sorgevano gli edifici che facevano parte delle abitazioni dei nonni paterni e nostra, e dal quale si dipartivano due sentieri che, aggirando lo sperone, scendevano a vale e dal quali risalivano i contadini nei giorni di festa.

Il fondo stradale era formato da ciottoli messi alle meglio, con al centro mattoni in verticale a formare una spina di pesce che raccoglieva l'acqua piovana, a mo' di piccolo canale, per farla defluire verso lo spiazzo al termie della strada, ma che diventava una piccolo torrente d'inverno!
E su questa ripida discesa, con delle carrozzelle di legno autocostruite a tre ruote con cuscinetti a sfera, ci buttavamo a tutta velocita', ed inevitabilmente la ruota anteriore prima o poi si impuntava schiacciando le nostre mani, e distruggendo i nostri bolidi....
Si puo' notare la balilla del medico Russo....
Veduta panoramica del paesino di Giuliano Teatino dopo la frana del 1844, che distrusse meta' del centro abitato durante la notte. Tanta fu la pioggia caduta per giorni e giorni, che la parte argillosa del terreno scivolo' ingoiata verso il fondo valle, distruggendo tutte le abitazioni tranne una, che rimase miracolosamente intatta, ma a fondovalle! E via Piave scomparve

Anche parte del lato destro di Via Roma scivolo' a valle. Si intravedono un campanile ed una torre. Di questi io non ho alcun ricordo, probabilmente distrutti durante la guerra....
A proposito di guerra, tutti gli abitanti furono sfollati a Teramo dove, in un modo che raccontero' a parte, babbo e mamma si incontrarono.. e fu l'inizio di una avventura durata tutta una vita, ed oltre.
Questa e' la veduta dal lato occidentale (salvata dalla frana) della parte del paese chiamata "Fuori la Porta", perche' situata oltre la Porta ad arco in travertino che si trova proprio sulla sommita' della parte sinistra. Qui, su via Piane, si trovavano l'Ufficiale delle Imposte, i Grifoni, il bar gelateria di Cascione in un locale a volta (che fresco di grotta!!), il negozio di alimentari dove a volte mi mandavano (con l'apprensioe di mamma) a comprare gli spaghetti (lunghi da spezzare incartati a meta' con foglio di carta gialla).

C'era la macelleria del padre del mio amico Toto', il forno di Camillo (il figlio ha fatto le elementari con mamma ed e' diventato un grande ingegnere chimico), il mattatoio un po' nascosto dietro il forno.
Ma soprattutto il muretto con una superfice liscia liscia in cemento sulla quale noi ragazzini giocavamo con le forme di creta presa dalla fonte che si trovava in fondo alla stradina che si vede scendere a sinistra. Si modellavano delle specie di coppe di creta e sbattendole forte a faccia in giu' si facevano crepare e qualcuno doveva rattopparle.
Questa e' la fonte vecchia, dalla quale usciva un'acqua freschissima e dissetante.
Ed essendo l'unica possibilita' di approvvigionamento di acqua fresca potabile, la nostra cara ed indimenticabile Angiolina (a servizio vitto e alloggio..!!) non faceva altro che caricare conche e conche (quelle di rame ma dentro di stagno) sulla testa dalla fonte a casa per i bisogni di tutti... ed eravamo tanti!!!
Questo è un paragrafo. Fai clic qui per modificarlo e aggiungere il tuo testo.

Qui prendevamo la creta per giocarci poi sul muretto. Si facevano delle coppe, o tazze, di varia grandezza e si facevano "esplodere" lanciandole con forza dalla parte aperta contro la superfice del muretto, e l'avversario doveva riparare lo squarcio con la sua creta..piu' lo squarcio era grande e piu' eri bravo.! E guadagniavi piu' creta!
​
A proposito di acqua potabile vi racconto questo episodio del mio caro babbo quando era bambino. Quando era piccolo, in casa di una sua zia - che risiedeva ad Ortona – si era fermamente rifiutato di bere l’acqua che “usciva dal muro”.
Ma un bel giorno il progresso porto' l'acqua corrente direttamente in casa (fu l'avvenimento piu' importante del 1928). Misero un bel lavatoio con un grande rubinetto al muro, dal quale sgorgava finalmente l'acqua da bere.... Ebbene babbo, ora che gli si presentava l'occasione di studiare dal vivo come il tutto funzionava (la magia era stata finalmente scoperta!), si mise a seguire attentamente gli operai e capi' come tutto funzionava! L'acqua non usciva dal muro, ma veniva trasportata dalle tubature fin dentro casa. Detto, fatto, come e' tipico dei fanciulli dotati di inziativa ed ingegno quale era appunto babbo. No ci crederete ma babbo con i suoi amichetti nel giardino della mia casa, con tubi fatti con canne bucate col ferro rovente e saldate tra di loro con la cera delle api, costruirono il loro piccolo… acquedotto!
Questo episodio e' stato riportato da babbo stesso in uno dei suoi scritti "Gli Anni 1928 -1930"

Giuliano sotto la neve
Sebbene situato a quota relativamente bassa, nevicava spesso ed in maniera abbondante quando il maltempo veniva dal mare, ossia dai lontani paesi dell'Est.... E c'e' un vecchio detto che recita cosi': Quando lu nuvule vie' dalla montagna, pia la zappa e va' a lu guadagne, quando lu nuvule vie' dalla marina, pia lu sacche e va a lu muline.
Questa e' il complesso degli edifici che facevano parte delle nostre varie abitazioni. il tutto al termine del paese. Il bel cortile sul quale si affacciavano era in parte ricoperta da un pergolato di campanule che d'estate ci donava un'ombra ristoratrice, e sotto il quale, dopo cena, tutti insieme recitavamo il Santo Rosario. Mentre dal lato opposto si innalzavano due bellissimi gelsi secolari. E sotto uno di questi il mio caro nonno Nicola, chiamato Nicoli', aveva legato una capretta per ricavarne il latte per me, segno di amore e ingegno di un uomo unico ed indimenticabile, come e' stato per tutti noi.
Ma di lui, dei nonni paterni, vi parlero' a parte in maniera piu' dettagliata.
​

E chi puo' dimenticare lo spettacolo del sorgere della luna d'estate giu', verso il mare. All'imbrunire una palla di fuoco di un rosso meraviglioso spuntava dal mare e si innalzava nel cielo. E noi ci godevamo questo spettacolo da questo che possiamo considerare l'ultimo avamposto del paese, che purtroppo durante la guerra venne utilizzato dai Tedeschi per piazzarvi i loro obici a lunga gittata durante la famosa battaglia di Ortona. Cosa che procuro' rocamboscalemente danni ingenti alla nostra famiglia, e che vi descrivero' a parte in maniera piu' dettagliata. E di questa incantevole posizione, dalla quale si potevano ammirare le vallate, i vigneti sottostanti, il mare, io ricordo i profumi, la luna rossa, le lucciole.
Ricordi della casa paterna
Quando ero bambino tutta la facciata di destra era completamente ricoprta di edera..pensate i rami grossi come tronchi erano penetrati anche all'interno del garande salone posto al primo piano, al quale si accedeva dal portone principale per mezzo di una scalinata finemente rivestita con gradini di legno. Sulla destra si intravedono gli archi di un rudere rimasto cosi' fino ad oggi. E da questo lato si puo' intravedere il nostro "ponte dei sospiri" che univa le due ali delle nostre abitazioni. ed in quella a destra abitavo con i miei genitori, Lidia e Francesco, ed il mio fratellino Ezio. E ricordo che in una stanza, attraverso una strettissima scaletta a chiocciola si saliva sulla "piccionaia", da dovo, quando stavo male, il nonno prendeva un piccione e Donna Annina ci face un buonissimo brodo che mi aiutava a guarire (rimedi ant, un giardino ed un orto, amorevolmente e sapientemente curato dal nonno, chiamato anche "Sciorillo"
Ed il sentiero per scendere a valle verso le campagne o masserie affidate ai mezzadri (il Soccio) lato "Vallone" passava proprio sotto questo "arco". E quando la Domenica e nei giorni di festa risalivano per andare a Messa o alla Cantina, i contadini qui sostavano per cambiarsi le scarpe, e mettersi quelle buone dei giorno di festa.
Ricordo anche da qui si scendeva e poi si risaliva dall'altro lato della costa per andare alla contrada Madonna della Neve, in occasione della festa a Lei dedicata. Ed io tornavo a casa felice perche' ci avevano comprato le eliche che volavano (delle eliche di latta che si infilavano in una asta attorcigliata, e si lanciavano con forza in alto. Ma inevitabilmente dopo tre o quattro decolli l'elica veniva irrimediabilmente perduta. E noi ragazzini, ormai esperti, ce le rifacevamo con dei pezzi di latta rimediati chissa' dove.

Ecco come appare oggi il complesso di edifici che facevano parte della casa natale, al termine di Via Roma. Ma posso assicurarvi che allora era tutto un tripudio di fiori, di alberi da frutto, di profumi, di telai per foglie di tabacco messe ad essiccare al sole, di spase di legno dove la passata di pomodoro si addensava al sole d'estate per diventare conserva,,quella vera..quella che bastava un cucchiaio per condirci gli spaghetti per tutti..insomma un vero paradiso. Gli edifici non erano bianchi, ma di mattoni, il classico colore delle case di allora. E nello spiazzo che si scorge in fondo, in parte ricoperto da un pergolato di campanule, e con sulla destra due grandi alberi di gelso intorno ai quali la processione del Santo Patrono Sant'Antonio di Padova girava per tornare verso la Vecchia Chiesa (altra cosa di cui vi parlero' a parte), io giocavo con un pezzo di legno sulla sabbia, e con la fantasia.. che allora era la nostra vera compagna di giochi.
A destra uno dei ruderi era una piccola cappella. La frana ha portato giu' a valle, inghiottendo, tutto quello che c'era sulla destra di via Roma..!
E a proposito di spaghetti..vi raccontero' a parte come i miei furono costretti a mangiarli una volta tornati dallo sfollamento!
​
​